Notizie dal fronte – 7: il tempo della bilancia

Fu questione di poco, non me ne resi neanche conto, continuavo a fare solo le cose che erano funzionali a tenere sotto controllo il mio peso, quindi andavo in palestra regolarmente, all’inizio tutti i giorni della settimana, e mi pesavo anche quattro volte al giorno.
Quella della bilancia rimase l’ossessione più forte per diverso tempo, almeno per quella che è stata la mia esperienza. Si trattava di un gioco al massacro perché fino a quando il peso che vedevo scritto rimaneva uguale provavo un senso di tranquillità e stabilità, ma se aumentava era il panico.
Il vero dramma, però, si presentava quando il peso diminuiva, perché prendevo l’accaduto come una vittoria e una sfida, mi dicevo: “ok, spettacolo, questo d’ora in poi dovrà essere il mio nuovo peso”, dimenticandomi totalmente che quando ero due etti di più mi sentivo ugualmente tranquillo.
Quando si entra in questo circuito la vita diventa un lancio nel vuoto senza paracadute verso il valore numerico più basso che il fisico riesce a sostenere. Nel momento più buio della mia vita arrivai a pesare 49 chili, avevo circa venticinque anni mi sembra.
Così, molto presto, la siesta dopo il pranzo diventò un momento durante il quale tentavo di sfuggire da me stesso, anche attraverso l’autolesionismo.
I tempi in cui mi strafogavo di merendine erano ormai lontani, vedevo il cibo con terrore e un costante desiderio di restrizione, in quel momento l’esagerazione in eccesso era rappresentata dall’alcol, si cui abusavo quel tanto che bastava per stordirmi e bypassare mezzo pomeriggio dormendo.
Però non mi limitavo a questo, per molti anni ho fatto abuso di farmaci anche quando non ne avevo bisogno, prendevo intere buste di Aulin, o farmaci simili, e ci bevevo dietro un goccio di rum, vodka, quello che trovavo in casa.
Mi stordivo così che potessi evadere da me stesso per qualche ora, ma non troppo, perché entro le quattro del pomeriggio, non un minuto più tardi dovevo uscire per fare un giro in centro città, magari un po’ di spesa al mercato ortofrutticolo e rientrare a casa entro e non oltre le diciotto perché entro le diciannove avrei dovuto cenare.
Quei cocktail di alcolici e farmaci probabilmente sono alla base dei problemi di salute di cui soffro ora, in quegli anni abusai del mio fisico in ogni modo possibile, danneggiando gravemente tutto l’apparato gastro-intestinale.
Ma all’epoca non mi interessava, quello che mi facevo ogni giorno non mi portava problemi, e considerando la mia vita finita e la certezza che non avrei avuto un futuro, le possibili conseguenze delle mie azioni non mi interessavano.
In quegli anni passavo le mie giornate sul divano, a farmi del mare, attendendo che venisse sera per poter tornare a dormire e non dover pensare a nulla.
Adesso che a guidarmi è una grande forza di volontà e avrei molti desideri, il fisico mi ha abbandonato, stremato da quegli anni in cui consideravo la mia vita finita ancor prima di essere incominciata, e come quando avevo venticinque anni passo le mie giornate su un divano, incapace di recuperare ciò che la vita mi ha portato via, ciò che mi sono fatto portare via.
Ma negli anni degli abusi, quando aprivo gli occhi al mattino venivo investito sempre dal solito pensiero: “cazzo, un altro giorno”. Non avevo alcuna voglia di alzarmi dal letto, perché l’avrei dovuto fare, cosa c’era nella mia vita che mi facesse provare il desiderio di vivere un’altra giornata?
Mi alzavo perché dovevo andare in palestra e ripetere le stesse identiche dinamiche che avevano contraddistinto la giornata passata, ma il vuoto che mi portavo dentro si stava tramutando in un macigno che non ero in grado di sostenere sulle mie spalle.
L’anoressia, la malattia era solo una facciata che ricopriva qualcosa di più grosso che scatenava e alimentava il disturbo alimentare stesso, solo che era più semplice essere malati piuttosto che affrontare i propri mostri che mi stavano divorando dall’interno. La pensai così per diverso tempo.

Consiglio musicale: I was wrong

Dedicato a chi si crede solo/a

Continua…

Puntate precedenti:
Notizie dal fronte – 1: guardando nel buio
Notizie dal fronte – 2: l’inizio del tunnel
Notizie dal fronte – 3: stereotipi
Notizie dal fronte – 4: restrizioni
Notizie dal fronte – 5: schemi
Notizie dal fronte – 6: il lento suicidio