Notizie dal fronte – 1: guardando nel buio

Quando hai vent’anni senti di avere il mondo in pugno, pensi che non ti potrà mai capitare di star male o di ammalarti. Ora ne ho trentacinque e per la maggior parte del tempo sono inchiodato ad un letto, o comunque relegato in casa.
Il problema è che neanche a vent’anni facevo una gran vita, invece che stare a letto ero inchiodato a un divano, quasi sempre a passare le mie giornate davanti al televisore, per non pensare, per fare in modo che la sera giungesse il prima possibile e finalmente potessi tornare a dormire.
La differenza sostanziale tra ora ed allora è che a vent’anni avevo la salute, quella fisica almeno, ma non avevo voglia di vivere, desideravo solo che le giornate passassero il più rapidamente possibile senza riempirle di nulla in particolare.
Ora che avrei molte idee, la voglia e la volontà di fare tante cose non ho più la salute, persino rimanere fuori di casa per mezza giornata è diventata un’impresa.
Ho tentato di scrivere questa storia già diverse volte senza mai riuscire a giungere ad una conclusione, preoccupato del fatto di non riuscire nel mio intento.
Non sono uno scrittore, sono solo una persona che vorrebbe lasciare un messaggio, far sì che quello che ho dovuto passare e che sto affrontando ora possa servire ad altre persone per non commettere gli stessi errori, o per rimediare in anticipo rispetto a quanto non sono stato in grado di fare io.
Come mi chiamo non ha importanza, questa può essere la storia di molti, quel che conta è che sia in grado di trasmettere ciò che ritengo importante, ma se volete proprio darmi un nome potete chiamarmi C.
Quello che segue è il racconto della mia vita, una storia che potrebbe appartenere a molti, e le cui vicende mi auguro possano servire ad altrettanti.
Il mio problema principale è sempre stato la dipendenza, e probabilmente continua ad esserlo, le sole due cose che non mi hanno attirato sono sempre state il fumo e le droghe, sempre che medicinali e psicofarmaci non possano classificarsi come tali, che comunque ho sempre assunto contro voglia.
La dipendenza che mi ha reso schiavo, quella che ha provocato i danni alla mia salute per i quali ora sono costretto a vivere recluso in una prigione di carne, è quella dal cibo.
Per quindici o forse più anni ho sofferto di anoressia, che ora so esser stata la facciata di problemi ben più gravi, se possibile, maggiormente nascosti e misteriosi ai quali forse non riuscirò mai ad arrivare.
Quello che rimarrà per sempre un mistero, e vi garantisco che la cosa mi da parecchio fastidio, è che non idea di quando il tutto sia incominciato. L’ho dimenticato, l’ho voluto dimenticare o forse si tratta di una prigionia che si è costruita in più passaggi.
Ho riconosciuto di avere un problema intorno ai 20/22 anni, ma purtroppo non posso dire con esattezza quando iniziò la mia dipendenza, 13/14 anni, forse anche prima.
Quello che so è che ero un bambino sovrappeso, o come ti definiscono i simpatici compagni di classe negli anni peggiori della propria vita: “grassone”, “palla di lardo”, “ciccio bomba” ecc, a seconda della fantasia.
Non capirò mai quei genitori che si ostinano a dire ai propri figli di godersi gli anni di scuola, è l’età più bella che non tornerà mai più indietro, dicono.
Per fortuna che non ritorna, dico io, il termine degli studi per me è stato solo un sollievo, i soli anni di scuola che ricordo con piacere sono gli ultimi due precedenti alla maturità.
Il resto è stata una lenta agonia, sempre relegato a scarto, con pochi amici, per non parlare delle ragazze, anche se negli anni 80 e 90 le cose non erano veloci come adesso: a 14/15 anni erano proprio in pochi ad esser fidanzati o avere qualcosa del genere.
Io comunque non mi permettevo di pensarci. Sognavo, desideravo, ma come avrei potuto pensare che una ragazza si interessasse a me. La mia autostima è sempre stata pressoché inesistente, condizione questa rafforzata dalle continue prese in giro alle quali ero soggetto.
Sfortunatamente, per quanto cercassi di non pensare a certe cose, il mio desiderio di voler bene a qualcuno è iniziato molto presto, anche prematuramente direi, ma non potendolo esprimere e trasmettere ad una persona, tappavo queste carenze affettive in altro modo.
Ma non si trattava solo di questo, la mia dipendenza dal cibo era un insieme di malumori, scontenti, disagi, ostacoli che vedevo porsi in continuazione innanzi a me e che non ero in grado di superare.
Ero un bambino grasso, asmatico, pieno di tic nervosi, timido, insicuro e tutti questi aspetti si alimentavano l’uno con l’altro, rafforzandosi e sostenendosi a vicenda.
Non avevo interessi particolari, la mattina andavo a scuola e una volta tornato a casa vi rimanevo, ed è probabilmente nel corso delle medie che ho iniziato a sviluppare problemi con il cibo.
Ricordo che ogni giorno si ripeteva più o meno lo stesso rituale.
Dopo pranzo, quando mia mamma andava a stendersi per un oretta, io andavo in cucina, non importava che avessi fame o meno, avevo bisogno di qualcosa di dolce per arrestare altri desideri o soffocare dolori e delusioni.
Le abitudini alimentari della mia famiglia di certo non mi aiutavano, in casa erano sempre presenti numerosi prodotti industriali, e a me bastava aprire la credenza per trovarmi davanti svariate tipologie di merendine e biscotti semplici o farciti.
A quei tempi ero capace di finire un pacchetto da sei o da otto di merendine Kinder Ferrero o Mulino Bianco come se fossero mentine, non riuscivo a fermarmi a una o due e dopo venivo assalito dai sensi di colpa.
Non riporto i nomi delle marche per fare pubblicità gratuita, al contrario, questo blog e la storia che riporta hanno lo scopo di denunciare un sistema basato sull’apparenza, sul consumismo, sull’indifferenza verso il prossimo, sul non sapere e non volere più ascoltare, convinti che la cosa più semplice sia voltarsi dall’altra parte ignorando l’evidenza dei fatti.
Avrò modo di affrontare questi aspetti nel corso del racconto.
Ma tornando a quanto stavo narrando, ricordo che all’epoca i sensi di colpa non erano ancora riferiti all’aspetto fisico, al terrore di quali ricadute l’abbuffata avrebbe causato sul mio peso corporeo, stavo male per mia mamma, perché sapevo di deluderla nel comportarmi in quel modo.
La preoccupazione verso il prossimo, prima ancora che verso me stesso, avrebbe accompagnato tutta la mia vita, nel bene e nel male.

Consiglio musicale a tema: the grouch

Continua…

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